Archive for Blog

Quando il connubio è horror!

Certo, il connubio tra cinema e musica sarà anche straordinario, ma ogni tanto può riservare qualche caduta di stile. Proseguendo nella nostra particolare classifica sui film dedicati alla musica, dopo i migliori, ecco a voi la Top Five Horror’s, dedicata ai peggiori cinque film sulla musica (secondo le nostre menti perverse): The Doors, I Love Radio Rock, Cabaret, Glee (serie televisiva), Shall We Dance e Shine.

Il brano musicale, questa volta, è affidato ai Blancmange: ‘I’m Having A Coffee’

24 Hour Party People

L’intreccio tra cinema e musica è sempre stato fondamentale. Nella nostra quinta puntata avevamo omaggiato questo straordinario connubio, offrendovi la nostra personale Top Five dei migliori film sulla musica: Velvet Goldmine, Almost Famous, Amadeus, Grace of My Heart e 24 Hour Party People.

Dentro la nostra miolina trovate pure una chicca musicale degli Yello, ‘Otto di Catania’, assolutamente imperdibile.

 

Andare dove è la scena!

Trovarsi nel posto giusto al momento giusto! Andare dove è la scena. La voglia di migrare artisticamente ci riporta a parlare di musica. E d’altronde, per due come noi, non potrebbe essere diversamente. Vi facciamo scoprire Williamsburg, la capitale della musica di domani, la capitale dell’indie rock. Ad accompagnarci in questo racconto ci saranno anche gli A Certain Ratio, con ‘Shack Up’.

Buon ascolto dai Vostri affezionatissimi Bert e Roger, qui dall’Ultimo Piano.

 

Ma tu sei bianco!… Sì, ma sono nero dentro.

IL NOSTRO PERSONALE OMAGGIO A PIETRO PAOLO MENNEA… Era il nero bianco

… E QUELLO DI EMANUELA AUDISIO (da “Repubblica” del 3.6.2012)

“… E record a Città del Messico. Mennea aveva 27 anni, nei 200 metri era in corsia 4, la pista era consumata. Alle Universiadi nei giorni precedenti era comparsa la scritta Petro Menea, il suo nome storpiato, senza i e n, errata anche la nazionalità, francese. «Ero come un viaggiatore che stava per partire. Ogni corsa è un viaggio. Mi chiedevo: ho preso tutto? Ero alla ricerca di un tempo, troppe volte perduto. Pensai fosse la volta buona. Remai un po’ in curva, controllai la sbandata all’ entrata del rettilineo, non smisi di spingere, stavo andandoa trentasei chilometri all’ ora con le mie gambe. Corsi i primi cento in 10′ ‘ 34 e i secondi in 9′ ‘ 38. Arrivai con sei metri di vantaggio. Il pubblico urlò, ma io non ero sicuro. Non c’ erano tabelloni elettrici, allora. Mi girai. l’ unico cronometro era alla partenza. Guardai le cifre, forse avevano sbagliato anno? Eravamo nel ‘ 79 non nel ‘ 72, mi vennero tutti addosso, ci fu una grande confusione, non riuscivo più a respirare». L’ Italia scoprì un altro Coppi. Veniva dal meridione, faticava come una bestia, ma in pista era resistente. Quel 19″72 aveva dentro scienzae dedizione. «Nessuno mi dava credito, quel primato sembrava destinato a cadere in fretta. È durato 17 anni. Dal ‘ 79 al ‘ 96. Al 19″66 di Michael Johnson. Ci credo nei numeri: corsi sulla stessa pista dove Tommie Smith nel ‘ 68 aveva stabilito il mondiale con 19′ ‘ 83. Undici stagioni prima.E migliorai quel tempo di 11 centesimi. Ero in forma, affrontavo tutti, battevo gli americani, che fisicamente erano il doppio di me. A Viareggio sui 200 Williams mi passò: avevo le sue ginocchia all’ altezza del mio mento. In California incontrai Muhammad Ali che per me è sempre Cassius Clay. Mi presentarono come l’ uomo più veloce del mondo. Lui mi squadrò sorpreso: “Ma tu sei bianco”. Sì, ma sono nero dentro”…

Oggi è la F1, ieri era Jim Clark

Una volta le gare automobilistiche non partivano mica così; le monoposto non scattavano mica allo spegnersi del semaforo, era uno vero spettacolo! Non esisteva la pit-lane imbottita di ragazzotte procaci, non esisteva la safety-car e nemmeno il pit-stop o le coperte termiche. La storia dell’automobilismo, tra l’altro, è piena zeppa di personaggi incredibili, di giovanotti rampanti, indisciplinati, ostinati e ribelli. Noi ne ricordiamo uno in particolare, uno la cui storia coincide davvero con la storia dei motori: il suo nome è Jim Clark.

All’interno della nostra pillola motoristica anche le imprese di Cova e di Fabrizio Mori, mentre il brano musicale è affidato ai Minimal Compact, con ‘Statik Dancin’.

Cogito ergo sum!

Si dice che le azioni parlino ben più forte delle parole: ma allora, cosa distingue gli allegri gibboni subsahariani, che si scolano crodino, dai furibondi hooligani che popolano le nostre curve calcistiche? …Semplice: i primi, a differenza dei secondi, esercitano pienamente il loro potere di scelta. E’ il solito vecchio adagio: “Cogito ergo sum” e non “cogito ergo Rum”… Il nostro diritto di scelta è la chiave della nostra individualità, anche se questo significa affrontare il Dilemma della decisione.

Miolina pseudo-filosofica (dalla seconda puntata di Ultimo Piano), accompagnata dal brano ‘Revival’, di Deerhunter.

Minority Report

Dal film alla realtà. Ecco a voi ‘Crush’ (Criminal reduction utilizing statistical history, che in volgare idioma italico vuol grosso modo dire ‘Riduzione del crimine mediante l’utilizzo di statistiche storiche), il supersoftware che prevede il crimine. Proprio come in Minority report. Questa è scienza, non fantascienza… ricordate il vecchio motto?

A farci compagnia anche Ciriaco De Mita (la politica come intuizione del futuro, anzi ‘induizione del fuduro’) e i Radiosofa, con ‘Les Portes’.

La Top Five dei Viaggi (seconda parte)

Nell’attesa del verdetto elettorale … vi auguriamo un buon proseguimento d’ascolto con la nostra seconda parte della TopFive dei migliori Viaggi:  Fantastic Voyage, Orienteering ed il vulcano Eyjafjallajökull…

ma anche Two Door Cinema Club, con “What You Know”. Da non perdere!

La Top Five dei Viaggi (prima parte)

Niente voli pindarici o viaggi immaginari, niente guide, niente mappe, niente alberghi o camper, niente freak, niente sereno variabile o letteratura da viaggio …. accomodatevi sul vostro puff di mucchetta, stappate un amaro Isolabella e tuffatevi in questa fantasmagorica classifica… ed è solo la prima parte della nostra TopFive dei migliori Viaggi.

Buon ascolto (ah… all’interno della nostra pillola anche il brano “II” degli Arc In Round).

Caccia agli invisibili

Per lavoro fa sparire la gente, un po’ come il mago Merlino e Silvan, senza lasciare alcuna traccia. No… nessuna magia, nessun tarocco televisivo. La sua è una vera e propria scienza. Il suo nome è Frank M. Ahearn. Ascoltate la sua storia, ve l’abbiamo raccontata nella nostra quarta puntata, e poi provate voi a dare la Caccia agli invisibili.

Il commento sonoro è affidato ad una band che fa scintille: The Heavy, con ‘How You Like Me Now’.